Una sera Luca scende a buttare la spazzatura, ma quando cerca di rientrare nella sua casa, al 20° piano di un palazzone di periferia, scopre che nel suo appartamento ci abita un'altra persona e che la sua vita, come era fino a qualche momento prima, non esiste più. Cominciano da questo momento per Luca nuove ed inaspettate avventure che si mischiano ai ricordi della sua vecchia vita.

Lavoro

Mi alzo, saluto ringraziando e scusandomi. Lo scorbutico mi degna a malapena di un cenno, chino sulle sue scartoffie.
Esco da quel luogo di sofferenza e mi ritrovo di nuovo in strada, solo, libero.
Jerry era scomparso, Elena era scomparsa, tutti erano scomparsi. Tastai nella tasca e sentii il pezzo di carta dove era scritto il numero di telefono di Renato.
A me non piace Vasco. Però l’offerta era buona. Significava suonare, girare, guadagnare un bel po’ di soldi. Se poi la cosa non mi piaceva, potevo sempre tornare a suonare nella metro.
Telefonare subito, però, mi pareva un modo per dimostrarmi troppo disperato, troppo impaziente di accettare quell’offerta, meglio aspettare almeno un giorno, prima di chiamare.
In un certo senso mi sentii sollevato, libero. Aver perso anche quell’unico flebile ed inutile filo che mi collegava alla mia vecchia vita, mi permetteva di buttarmi in quella nuova senza pensarci, senza remore. Decisi che da quel momento non avrei cercato altre persone, altri posti, altri fatti, altri appigli e mi sarei buttato in questa nuova inaspettata e inspiegabile seconda vita.
Mentalmente mi ripromisi quindi di fare quel numero l’indomani mattina e mi diressi verso la fermata della metro dove si trovava il bar del mio albergatore di fiducia. Suonai per un bel po’ raccogliendo un discreto numero di monetine, due bottoni, una banconota. Quando mi sembrò una cifra ragionevole, anche se ero nel bel mezzo della mia solita manfrina di pezzi sempre uguali, smisi di suonare e mi diressi verso il bar per mangiare qualcosa e riposarmi.
Mangiai il solito panino, un cappuccio, due brioche avanzate dal giorno prima e un’aranciata. Mi sentivo molto stanco, anche se in realtà non avevo fatto un granché. Decisi di andare a riposarmi prima del solito, chiesi al barista che mi disse che non era possibile. Restai con lui a fare da tappezzeria al bar fino all’ora di chiusura e poi, insieme, ci incamminammo verso il suo appartamento-albergo.
Arrivammo per primi, c’erano sempre i soliti due, evidentemente restavano tutto il giorno, forse facevano quel minimo di pulizie necessarie per mantenere quelle stanze sporche, ma non così sporche da essere ributtanti anche per chi, come me, non aveva altro posto dove andare a dormire.
Pagai il dovuto, andai in bagno e mi ritrovai a letto prestissimo, con una stanchezza addosso che mi fece addormentare di botto e non mi fece svegliare mai, anche se nel frattempo decine di persone entrarono e si misero a letto intorno a me, riempiendo tutta la stanza.

...continua

One evening Luca goes down to take out the garbage, but when he tries to return to his house, on the 20th floor of a suburban building, he discovers that another person lives in his apartment and that his life, as it was until some moment before, it no longer exists. From this moment on, new and unexpected adventures begin for Luca, which mix with the memories of his old life.

Job

I get up, say goodbye, thank you and apologize. The curmudgeon barely deserves me a nod, bent over his paperwork.
I leave that place of suffering and find myself back on the street, alone, free.
Jerry was gone, Elena was gone, everyone was gone. I felt in my pocket and felt the piece of paper where Renato's phone number was written.
I don't like Vasco. But the offer was good. It meant playing, touring, earning a lot of money. And if I didn't like it, I could always go back to playing on the subway.
Calling immediately, however, seemed to me a way to prove myself too desperate, too impatient to accept that offer, better to wait at least a day before calling.
In a way, I felt relieved, free. Having lost even that faint and useless thread that connected me to my old life, allowed me to throw myself into the new one without thinking about it, without hesitation. I decided that from that moment I would not look for other people, other places, other facts, other holds and I would have thrown myself into this new unexpected and inexplicable second life.
Mentally I then promised myself to dial that number the next morning and headed to the metro stop where my trusted hotelier's bar was located. I played for a long time, collecting a fair number of coins, two buttons, a banknote. When it seemed a reasonable amount, even though I was in the middle of my usual juggling of always the same pieces, I stopped playing and headed to the bar to eat something and rest.
I ate the usual sandwich, a hood, two croissants left over from the day before and an orange juice. I felt very tired, even though I hadn't actually done much. I decided to go to rest earlier than usual, I asked the bartender who told me it was not possible. I stayed with him to upholster the bar until closing time and then, together, we walked towards his apartment-hotel.
We arrived first, there were always the same two, evidently they stayed all day, perhaps they did that minimum of cleaning necessary to keep those rooms dirty, but not so dirty as to be repulsive even for those who, like me, had no other place where to go to sleep.
I paid my dues, went to the bathroom and found myself in bed very early, with a tiredness on me that made me fall asleep and never made me wake up, even if in the meantime dozens of people came in and went to bed around me, filling everything the room.

......to be continued