Fuoriposto - 66° puntata

Se volete la sincera verità, non ricordo esattamente tutto quello che successe in quell'intervista, né quanto durò, perché la mia attenzione, e non solo la mia, fu concentrata nella 1°, o nella 2°, battuta che fece uno dei tre autori...

Riprendendo un particolare che avevo scritto nella mia mail di presentazione, il fenomeno che era alla finestra si girò verso me, dopo aver buttato via la sigaretta, e mi fece una domanda, sinceramente non capii un cazzo di quello che mi stava dicendo, aveva farfugliato un qualcosa relativo al poker, con un collegamento con il gioco della briscola, ma non capivo minimamente dove volesse arrivare, provai a dare una risposta così, un po' a cazzo, ma lui insistette nuovamente, rielaborando quello che aveva intenzione di dire, ma io continuavo a non capire cosa cazzo volesse, dico tante volte cazzo perché era una vera testa di cazzo, forse il suo compito era proprio quello, di risultare indigesto e irritante, e se era così, ci riusciva veramente bene...

Niente, brancolavo nel buio, e lui a guardarmi, con quei due occhietti di merda che sembravano indagarmi dentro, qualche altra mia parola, ma a suo giudizio non soddisfacente, speravo ardentemente che l'autore seduto in posizione centrale, davanti a me, prendesse la parola per chiedermi altro, non capivo il motivo per cui stesse dando tanto spazio al suo collega, ma proprio mentre sembrava che finalmente si potesse passare a un'altra domanda, il fenomeno da due soldi si rivolse proprio al collega seduto in posizione centrale...

"Dai, alzati, fammi prendere il posto che mi compete, che continuo a fare domande a questo candidato..."

Sull'ultima sua parola le palle mi caddero a terra, rimbalzavano allegramente per la stanza, era l'autore principale, il più importante, mi ero appena scavato la fossa da solo, non riuscendo a comprendere la portata di quella che, almeno sulla sua testina di cazzo, doveva e voleva essere una battuta, anche ora, a distanza di tempo, non riesco a ricordare minimamente che cazzo avesse voluto dire, fece un altro paio di domande, sulla 2° delle quali si lasciò andare a una considerazione di merito, avevo già la bocca aperta, se avessi detto tutto quello che mi passava per la testa, per prima cosa lo avrei mandato a farsi inculare direttamente, senza passare neanche dal via, come si fa nel Monopoli, ma sapevo perfettamente che non avrei mai più avuto speranza di comparire da nessuna parte, tra i vari programmi che realizzava Endemol, di cui lui era uno degli autori principali, mi dispiace solamente che non conosco il suo nome, perché andrò pure all'inferno, ma sarebbe stato un piacere se prima o poi (meglio prima) leggessi il suo nome tra i necrologi, perché i bastardi non devono campare, e quello era un grandissimo bastardo, di nome e di fatto...

Mi congedai da quella stanza salutando, non cordialmente ma ufficialmente, mi indirizzò un'ultima battutina, con l'allusione che mi avrebbero fatto sapere, con una telefonata fiume, se avessi superato quell'intervista, quel tono di voce era troppo irritante, io non sono di certo un santo, per cui mi cavai un sassolino, anzi, una mezza pietra, dalla scarpa...

"Il mio cellulare è sempre acceso, 24 ore al giorno, ma penso proprio che non ci saranno più numeri privati vostri che mi chiameranno, o sto sbagliando qualcosa?!?!", questa frase gliela indirizzai girandomi con la testa mentre stavo andando verso la porta...

Continua...