I momenti significativi a livello podistico - 31° puntata - Preparazione intensa

1990, anno nuovo, un anno diverso, l'anno dei Mondiali in Italia, ma prima di arrivare ai Mondiali (che in ogni caso servono unicamente come citazione storica), c'era tutto un inverno da trascorrere, da passare, gli allenamenti continuavano imperterriti, senza sosta, stessa intensità e frequenza, 7 giorni su 7, 3 ore di tennis a settimana, finché non arrivò la primavera, e con lei un fatto inaspettato, una nuova ragazza, che ebbe un'importanza maggiore rispetto alla precedente, che al contrario di quell'altra lo cercava eccome il mio uccello, per grandi soddisfazioni reciproche, ma a parte la divagazione sul personale-sessuale, ritornando alla narrazione principale ci fu un momento in cui sentivo di essere arrivato un po' al limite, i primi tempi di quella nuova avventura amorosa includevano una frequenza di rapporti decisamente sostenuta, per cui sentivo, in un certo senso, come calare le necessità di ammazzarmi di fatica con lo sport, non avevo d'altro canto nessuna voglia di mollare, ma di dare una ridimensionata sicuramente sì, una gara in questo periodo mi rimase particolarmente in testa, una mezza maratona, che all'epoca si disputava proprio all'inizio della primavera, verso la fine di marzo...

Dopo una nottata di sabato passata tra una cena a lume di candela, una bella passeggiata in riva al mare, e un giro a notte inoltrata nel pertugio di servizio della sopracitata, andai a dormire con l'animo leggero ma evidentemente con le gambe che avevano voglia di tutto tranne che di sottoporsi a quella ulteriore fatica della domenica mattina, presi il via in ogni caso sulle ali dell'entusiasmo per quello che era successo la notte precedente, ma ben presto compresi che non era proprio giornata...

Verso metà gara avvertii un forte senso di stanchezza sopraggiungere, non so quanti di voi abbiano mai provato quella sensazione che in parole povere si dice di aver preso una bella cotta, ma non in senso amoroso, ma in senso sportivo, cioè le energie calano di brutto e di deve alzare bandiera bianca, si aumenta il ritmo, si cala la velocità a ritmi decisamente più sostenibili e, nei casi più gravi, quelli di grandissimi affaticamenti, si arriva a pensare anche al ritiro, io ho ancora la casella vergine dei ritiri, per cui allegramente cercai di giungere semplicemente al traguardo, in quanto dal 15° km all'arrivo fu veramente dura mettere un passo dietro l'altro, abbassare la velocità ebbe in ogni caso il benefico effetto di consentirmi di raggiungere senza ulteriori problemi la zona di arrivo, con un aumento del tempo previsto contenuto, tutto sommato, in circa 5 minuti, ma giova rilevare il fatto che quel peggioramento della mia prestazione finale avvenne sostanzialmente negli ultimi 7 km di percorrenza, per cui passai da un tempo al km intorno ai 4 minuti a quasi 5 minuti, tutta un'altra cosa, tutto un altro ritmo, tutta un'altra questione, chi corre a piedi comprende perfettamente che un conto è andare a 4 al km, e un conto è muovermi a poco meno di 5 minuti al km...

Da qualche parte, nel garage, dovrei ancora avere una fotografia, che un mio amico mi scattò a poche centinaia di metri dal termine di quella gara, in cui avevo un sorrisetto da coglione che non vi dico, in seguito alla sua battuta di darmi una mossa, che stavo facendo, a dir suo (ma aveva perfettamente ragione), cagare il cazzo da quanto stavo andando piano, ma era lo scotto che dovevo pagare per non dovermi fermare a camminare, giungendo al traguardo con i classici remi in barca, senza nessuna velleità agonistica, anche in considerazione del fatto che le energie erano davvero ridotte al minimo sindacale...

Continua...