Io e la velocità - 30° puntata

Un salto abissale, quella era un mostro da strada, non ricordo bene i CV che avevo a disposizione, ma erano tanti, molti di più rispetto alla Kawasaki enduro che avevo posseduto fino ad allora, e si sentivano tutti, in qualsiasi operazione che io facessi...

Si vedeva che la moto era un po' datata, ma non me ne fotteva un cazzo, era la mia moto, la mia maxi-moto, e correva dannatamente forte...

Di questa moto non ricorda tantissimo, se non le accelerazioni brucianti che mi consentiva, una persona assistette a una di queste, guardando la ripresa di velocità da dietro la moto, la descrizione di quello che vide fu la seguente...

"Accelera in maniera rabbiosa, perché inizialmente si deve una piccola fumata bianca della gomma che fa fatica a scaricare a terra tutta la potenza del motore, poi quando finalmente prende velocità, ci sono un paio di sbandate furiose, un leggero dondolio a sinistra e destra della moto, con progressive scodate finché non si allinea perfettamente e sale di giri velocissimamente..."

Aveva un telaio a vista, senza verniciatura, a tubi di grossa sezione quadra, era la caratteristica che contraddistingueva la sezione motore, 4 cilindri il linea, carburatori enormi che mi ricordavano quelli della Alfa Romeo 33 che avevo posseduto, ma soprattutto aveva forza, vigore, velocità, potenza assoluta, nelle riprese da fermo ai semafori dimostrava tutte le proprie qualità, adoravo quelle partenze stile Gran Premio, dove nella stragrandissima maggioranza dei casi ero il primo a prendere velocità, erano sensazioni fortissime, inebrianti, che andavano alla testa, e che mi facevano aprire il gas ogni volta che era possibile...

Il mio periodo di possesso di quella moto non durò tantissimo, a testimonianza di questo fatto non ricordo particolari emozioni, neppure quale fosse la velocità massima che riuscii a toccare con lei, forse in considerazione del fatto che ebbi quella moto durante il periodo invernale, per cui di occasioni vere e proprie di andare in autostrada non ne ebbi tante, ok la passione ma il freddo e la nebbia non mi invogliavano più di tanto a percorrere strade da una parte scarsamente trafficate come lo erano a quei tempi le autostrade in inverno, ma certamente poco invitanti sotto il punto di vista dell'ambientazione generale, decisamente meglio aspettare la primavera, la cosiddetta bella stagione, il risveglio della natura, perché insieme a lei, mi ridestai anch'io dal parziale letargo invernale, per incominciare a sviluppare un pensiero diverso, che ben presto si sarebbe concretizzato...

Continua...