Io e la velocità - 34° puntata

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Immagine CC0 creative commons

Continuando con la posizione rialzata e il gas chiuso, dopo una decina di secondi circa la volante della Polizia Stradale mi raggiunse, la vidi progressivamente arrivare, ad ogni rabbioso cambio marcia il culo della vettura si abbassava, da quanto stavano tirando per prendermi, cercavo di mantenere la calma, sapevo di essere in torto marcio, anche se non erano in possesso di nessuna tipologia di strumento per rilevare la mia velocità, ero chiaramente in fallo, velocità pericolosa, scarico modificato, e altro ancora mi poteva essere addebitato, per cui era meglio tenere un profilo basso, e attendere le loro mosse...

Mi affiancarono, erano in due dentro la vettura, il passeggero iniziò a fare un triangolo con la testa, perché guardava la cilindrata della mia moto, il mio casco, e il muso della mia Suzuki, lo fece per diverse volte, ogni volta che mi giravo verso loro era intento a fare quella manovra, io indossavo un casco integrale, con visiera oscurata, per cui loro non vedevano i miei occhi, ma io vedevo perfettamente loro, avevo dei jeans rinforzati, caldi e anatomici, un giubbotto corto tecnico sportivo da moto, non ero impiccato da pista (anche perché non sono mai stato un pistaiolo), ma nemmeno lo sfigatello improvvisato che prendeva su la moto una volta ogni tanto...

Gettai un occhio alla velocità che stavamo tenendo, eravamo sugli 80 km/h circa, con quella andatura procedemmo per un paio di km almeno, mi sembrarono duecento km, perché non vedevo l'ora che tutto finisse, in un modo o in un altro, quel tempo infinito passato così, senza sapere di che morte morire, era ancora più angosciante dello stop stesso, che con tutta probabilità si sarebbe concretizzato di lì a breve...

Mi stavo stancando di quell'immobilismo del cazzo, se volevano fare qualcosa, era ora che lo facessero, ma non erano obbligati a fare nulla, chi era in fallo ero comunque, sempre, io, ma in ogni caso mi passò per la testa un tentativo, che misi in pratica subito dopo che quel pensiero si concretizzò, consistente nel fatto che era ora che prendessero una decisione, per cui cercai di farmi capire, semplicemente rialzandomi dalla posizione di guida, senza mani sul manubrio le allargai, come a dire...

"Signori, allora, che cazzo vogliamo fare, mi fermate o no?!?!", la mia moto era come inchiodata a terra, fissa su un simbolico invisibile binario, avrei potuto scendere fino a 30, anche 25 km orari senza che sbandassi di un solo millimetro, perché era perfettamente bilanciata, per aumentare la mia pressione psicologica su loro, appoggiai entrambi le mani sul serbatoio, guardandoli nuovamente per almeno un secondo, la velocità era ulteriormente calata, ormai eravamo a poco più di 50 km/h...

Continua...



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A volte è meglio non dire troppo, basta uno sguardo

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