Diluvion

Due parole sull'alluvione dell'Emilia, più che altro ho letto i vari commenti, che ancora in questi giorni si re-iterano. Gran parte danno la colpa alla politica, in questo caso del centro sinistra, visto che governa quel territorio.

Non essendo romagnolo non so cosa abbiano, o non abbiano, combinato Bonaccini e la Schlein, tuttavia c'è un problema tecnico di fondo.

Stiamo confondendo situazioni precedenti e molto localizzate, con evidenti problemi di malagestione anche politica del territorio, con questa.

Qui la scala numerica e dei risultati è totalmente diversa. Partiamo con il primo punto, la Pianura Padana è una pianura alluvionale. Magari ce lo siamo dimenticato, ma dal punto di vista idrogeologico è un dato di fatto.

Per altro in tutta la pianura ci sono ancora oggi i consorzi di bonifica. Bonifica di cosa?! beh, del territorio alluvionale, cioè acquitrini, paludi che tramite canali e drenaggi sottraggono la terra all'acqua.

La natura ha la prerogativa di riprendersi come e quando vuole ciò che gli spetta. In qualche ora ha rimandato indietro chilometri quadrati di bonifica a cento anni fa. E questo era poco più che una carezza, figurarsi se fosse stato un buffetto.

Questo mi riporta ai vari commenti, anche dei locali. Che questo era prevedibile senza aver fatto nulla. E qui ci sta un problema grosso. Prevedibile si, nel senso che tornerà a succedere, non vi è dubbio. Fare qualcosa, oltre a quello che è già stato fatto, è utopia.

Per prevedere, e ancora di più prevenire, devi avere una scala di valori numerici. Prendiamo il classico 100%, ok cosa è "per cento" in questo caso. Cioè quale è il termine massimo?

La domanda qui sopra non ha una risposta, perché semplicemente non c'è. Mettiamo che i governanti siano stati ligi e bravi. Dei canali tenuti a regola d'arte possiamo misurare la portata e quindi teorizzare un limite. Diciamo 100 come valore simbolico. Quindi prevediamo (cosa buona e giusta) casse di espansione, e ampliamo la portata per emergenze a 150 (cioè il 50% in più).

Senza aspettare le risultanze tecniche, qui di acqua ne è arriva 4-500, perché oltre a quella che vediamo sopra, ce ne sta altrettanta se non il doppio, sotto terra. In questo caso i canali tenuti male avrebbero avuto poca rilevanza, che non esclude le colpe questo è ovvio.

Ok, è successo, quindi ora facciamo qualcosa. E 500 diventa il nuovo limite?! E' una pianura alluvionale, la prossima volta potrebbe arrivare a mille o duemila, e l'UNIGRA che è finita a spanne sotto quattro metri d'acqua, la prossima volta possono essere dieci. A voglia a costruire argini, aree di laminazione...

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Le squadre che sono andate sul luogo mi hanno raccontato che in alcune cittadine c'erano torrioni o resti parecchio antichi, forse addirittura di epoca romana, che guarda caso non sono stati sfiorati dall'acqua. Mi pare ovvio, non è che duemila anni fa fossero più intelligenti di oggi, ma non essendoci la bonifica vedevano dove la natura aveva risparmiato il territorio, ergo dove poter costruire.

Noi abbiamo fatto i conti con dati troppo corti, cento anni di assenza alluvionale è uno dato numerico pari a zero. Ma tanto basta per costruire, ad esempio l'UNIGRA si vedeva che è in una conca, e presumo lo sapessero pure loro. Una analisi idro-geologica è un requisito base, ma in tanti anni non è successo. Dove tanti è una scala numerica temporale umana, non oggettiva.

Se è vero che l'Italia si avvicina ad una tropicalizzazione, per la pianura emiliana la statistica si mette davvero male.

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Molto bello questo post. Condivido per quanto riguarda le conclusioni. Il clima sta diventando sempre più tropicale e quindi bisognerà fare i conti sempre più spesso con eventi, leggermente più lievi, ma simili. L’altra cosa che mi preoccupa è l’eccesiva urbanizzazione avvenuta nei posti collinari. Le forti piogge potrebbero creare problemi anche li.

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