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Sono passati altri due mesi, ormai i ricordi sono come chiodi nella mia mente, ho smesso di scriverli: non mi serviva più. Come premio per la mia sincera collaborazione alla cura e i miei comportamenti “normali” il primario mi ha concesso di poter usare un computer per fare delle ricerche come avevo chiesto, ormai lo uso da oltre un mese.
Sono andato a cercarmi tutte le parole sconosciute che ho pronunciato, ho fatto ricerche storiche, ho cercato di mettere insieme i vari tasselli di tutti i ricordi strani che sono affiorati alla mia mente seduta dopo seduta, sotto l’ipnosi di Maurice. Ormai il quadro da confuso si sta facendo sempre più limpido. I tasselli vanno al loro posto e io ho una mia teoria che spiegherebbe ogni cosa.
La scrivo in questi appunti perché so che Maurice, come sempre, li leggerà, perché non credo di essere in grado di parlargliene di persona. So che non mi crederà. So che penserà che sono pazzo. Ma io ormai sono sicuro che sia l’unica spiegazione possibile, anche se è incredibile, non lo è poi del tutto, basta accettare alcune cose difficili da dimostrare e tutti i pezzi del puzzle vanno prodigiosamente al loro posto.
Per cominciare ho diviso i miei ricordi in tre gruppi, individuati da tre Renée, quella coi capelli né lunghi né corti, quella coi capelli lunghissimi e quella coi capelli cortissimi. In base agli ambienti, ai fatti, ai particolari, alle parole stesse che ho pronunciato, quando era presente nei miei ricordi una delle tre Renée ho identificato anche tre epoche storiche. La prima è quella attuale, quella del mio ricovero come malato di mente, nel 2010, ed è associata ai capelli di lunghezza media. La seconda è intorno all’anno 1000, l’ho datata in base a tutti i ricordi, ai fatti e alle parole ed è associata ai capelli lunghissimi. La terza è in epoca romana, intorno all’anno della nascita di Cristo, anche in questo caso ho studiato a fondo tutti i riferimenti presenti nei miei ricordi.
Il luogo invece pare essere sempre all’incirca lo stesso, quello che ora è Parigi. Le tre Renée sono la stessa Renée, cambiano i particolari, i vestiti, tante cose ma nei miei ricordi lei è sempre la stessa Renée.
In tutti i ricordi, alla fine, io faccio sempre la stessa cosa: uccido Renée, la faccio a pezzi e la mangio.
Duemila anni fa si trattò di un antico rito celtico, io sono costretto ad andare in cerca di selvaggina ma sono l’ultimo druido del villaggio ed è la stessa Renée ad offrirsi per quel rito ormai in disuso, come vittima sacrificale, per allontanare gli spiriti maligni e scacciare gli invasori romani. Siamo amanti e siamo stati scoperti, quindi lei sarebbe stata uccisa per l’affronto fatto al Rix del villaggio a cui era stata data in sposa da suo padre, il mio maestro, che mi aveva trasmesso tutto sulla nostra religione e sugli antichi riti celtici.
Così Renée, col suo sacrificio, può salvare la sua anima.
Dai miei ricordi so che i romani avevano proibito la nostra religione e che il nostro era un tentativo disperato di porre un argine ad un mondo che ci stava crollando addosso. Poi, dopo il sacrificio, come era usanza un tempo tra i celti, mangiai la carne della mia amata Renée.
Mille anni dopo, di nuovo io e Renée, lei coi capelli lunghissimi, siamo amanti clandestini.
Lei è la moglie del feudatario e vive nel castello, un povero castello di legno, a difendere un povero feudo nel mezzo della pianura francese. Io, guerriero tornato dalle crociate, faccio il mercenario per suo marito, vado ad imporre decime inique e impossibili da pagare a poveri contadini ridotti alla fame. Io stesso devo cercare il cibo nel bosco, perché il nostro è un mondo allo sbando, senza strade, senza ponti, dove tutti si guardano di traverso ed attraversare un bosco può essere un’impresa. Una notte veniamo scoperti, io sono nel castello con Renée, nel letto del duca, nel suo letto, con sua moglie.
Riusciamo a scappare e, dopo aver guadato il fiume, viviamo per mesi come due selvaggi in un bosco sconosciuto, vivendo solo di bacche, di selvaggina e del nostro desiderio. La carestia, la fame, le malattie, un’ombra nera incombe su tutta l’europa in quegli anni e la selvaggina comincia a scarseggiare anche nel nostro bosco, dal quale non possiamo scappare, una prigione che noi stessi ci siamo costruiti con la nostra fuga, prigionieri della nostra stessa passione.
Come molti altri, in quegli anni terribili, alla fine anche noi diventammo cannibali, per necessità, per fame. Le mie frecce non colpirono più solo cervi e fagiani, cominciai anche ad abbattere uomini e a mangiarne le carni, prima con sensi di colpa e quasi con schifo, poi sempre più con gusto: era l’unico modo per restare vivi. Quell’ultimo inverno, l’ultimo per Renée intendo, fu più duro di tutti e anche la selvaggina umana ormai scarseggiava. Quello di farsi pasto per me fu il suo ultimo atto d’amore, Renée si fece uccidere da me per fare in modo che almeno uno di noi due potesse sopravvivere.
Gli ultimi ricordi sono di pochi mesi fa.
Ma anche questa volta io e Renée siamo diventati amanti.
Col passare del tempo lei diventò sempre più esigente, io sempre più possessivo e così entrambi diventammo imprudenti. Qualche frase di troppo sul lavoro, una foto visibile a tutti per qualche giorno su Facebook, un amico incontrato per caso in un bar... abbiamo cominciato a lasciare dei segni, piccoli segni, ma pur sempre difficili da eliminare. Il marito non era certo diventato ricco per un colpo di fortuna o solo e semplicemente per la sua bravura.
Negli inizi della sua fortuna si vociferava ci fossero capitali che venivano dal sud, da Marsiglia, doveva certamente qualcosa a qualcuno e qualcuno doveva molto a lui; soprattutto non era abituato né a perdere né a fare la figura del fesso o del cornuto. Aveva parlato a Renée con chiarezza, sapeva essere estremamente chiaro, la nostra storia doveva finire: immediatamente.
In caso contrario aveva amici fidati a Marsiglia e sarebbe finita comunque, ma in due bare di legno.
La mia gelosia era così forte, il mio bisogno di lei così grande che non ho saputo accettare che la nostra storia avesse una conclusione così stupida, che lei tornasse ad essere semplicemente la moglie che era stata prima che ci conoscessimo: la fedele compagna del ricco magnate della finanza. Io questo non l’ho saputo accettare e nemmeno lei, non potevamo lasciarci, eravamo attratti come calamite, ma non potevamo nemmeno restare insieme, perché avremmo dovuto pagare con la vita. Per la terza volta ha deciso di morire per me, ha preferito morire per mano mia, piuttosto che arrendersi a una vita senza la nostra sfrenata incontenibile passione.
E l’ho uccisa, ancora una volta.
Poi nella mia mente ci sono stati dei cortocircuiti, anche questa volta è diventata cibo per me. Non è stata la fame, non è stato un rito, è stata la ripetizione di un modello che da duemila anni sto ripetendo, stiamo ripetendo.
Forse lo stiamo ripetendo da migliaia di anni, forse io ho ricordato solo le ultime tre volte ma chissà quante altre volte io ho ucciso Renée e l’ho mangiata.
Tutto torna, tutto ha una logica.
Le nostre anime ogni mille anni si reincarnano, sempre nello stesso luogo, storie diverse ci portano, inevitabilmente, a recitare sempre lo stesso copione. Sempre diventiamo amanti, è ineluttabile, sempre il nostro desiderio è incontenibile e, ogni volta lei si sacrifica per me e diventa il mio cibo.
E la volta successiva, mille anni dopo di nuovo e poi di nuovo.
Come posso uscire da questo assurdo ripetersi, da questa maledizione infinita?

...continua

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Another two months have passed, now the memories are like nails in my mind, I stopped writing them: I no longer needed them. As a reward for my sincere collaboration in the treatment and my "normal" behaviors, the head physician allowed me to use a computer to do research as I had asked, I have been using it for over a month now.
I went to look for all the unknown words I spoke, I did historical research, I tried to put together the various pieces of all the strange memories that surfaced in my mind sitting after session, under Maurice's hypnosis. By now the confused picture is becoming more and more clear. The pieces fall into place and I have my own theory that would explain everything.
I write it in these notes because I know that Maurice, as always, will read them, because I don't think I will be able to tell him personally. I know he won't believe me. I know he'll think I'm crazy. But I am now sure that it is the only possible explanation, even if it is incredible, it is not entirely so, just accept some things that are difficult to prove and all the pieces of the puzzle go prodigiously in their place.
To begin with, I divided my memories into three groups, identified by three Renée, the one with neither long nor short hair, the one with very long hair and the one with very short hair. On the basis of the environments, the facts, the details, the very words I pronounced, when one of the three Renée was present in my memories I also identified three historical periods. The first is the current one, that of my hospitalization as a mentally ill, in 2010, and is associated with medium length hair. The second is around the year 1000, I dated it on the basis of all my memories, facts and words and is associated with very long hair. The third is in Roman times, around the year of Christ's birth, also in this case I have thoroughly studied all the references in my memories.
The place, on the other hand, always seems to be about the same, what is now Paris. The three Renée are the same Renée, they change the details, the clothes, many things but in my memories she is always the same Renée.
In all the memories, in the end, I always do the same thing: I kill Renée, I cut her into pieces and I eat her.
Two thousand years ago it was an ancient Celtic rite, I am forced to go in search of game but I am the last druid of the village and it is Renée herself who offers herself for that rite now in disuse, as a sacrificial victim, to ward off the spirits evil and drive out the Roman invaders. We are lovers and we have been discovered, so she would have been killed for the affront made to the Rix of the village to which she was given in marriage by her father, my teacher, who had passed on to me everything about our religion and the ancient Celtic rites.
Thus Renée, with her sacrifice, can save her soul.
From my memories I know that the Romans had forbidden our religion and that ours was a desperate attempt to put a dam on a world that was collapsing on us. Then, after the sacrifice, as was once the custom among the Celts, I ate the flesh of my beloved Renée.
A thousand years later, Renée and I again, she with very long hair, we are clandestine lovers.
She is the wife of the feudal lord and lives in the castle, a poor wooden castle, to defend a poor fief in the middle of the French plain. I, a warrior returned from the Crusades, am a mercenary for her husband, I go to impose unjust and impossible tithes to pay on poor starving peasants. I myself have to look for food in the woods, because ours is a world in disarray, without roads, without bridges, where everyone looks sideways and crossing a forest can be a challenge. One night we are discovered, I am in the castle with Renée, in the duke's bed, in his bed, with his wife.
We manage to escape and, after fording the river, we live for months like two savages in an unknown forest, living only on berries, on game and on our desire. Famine, hunger, disease, a black shadow loomed over the whole of Europe in those years and game began to be scarce even in our forest, from which we cannot escape, a prison that we ourselves have built with our own escape, prisoners of our own passion.
Like many others, in those terrible years, in the end we too became cannibals, out of necessity, out of hunger. My arrows no longer hit only deer and pheasants, I also began to kill men and eat their meat, first with feelings of guilt and almost with disgust, then more and more with gusto: it was the only way to stay alive. That last winter, the last for Renée I mean, was the hardest of all and even human game was now in short supply. Having a meal for me was his last act of love, Renée let myself be killed by me to make sure that at least one of us could survive.
The last memories are from a few months ago.
But this time too, Renée and I became lovers.
As time went by she became more and more demanding, I became more possessive and so we both became reckless. A few sentences too many at work, a photo visible to everyone for a few days on Facebook, a friend met by chance in a bar ... we began to leave marks, small marks, but still difficult to eliminate. The husband had certainly not become rich by a stroke of luck or simply and simply because of his skill.
In the beginning of his fortune it was rumored that there were capitals coming from the south, from Marseille, he certainly owed something to someone and someone owed a lot to him; above all he was not used to either losing or making a fool of himself or a cuckold. He had spoken to Renée clearly, he knew how to be extremely clear, our story had to end: immediately.
Otherwise she had trusted friends in Marseille and would have ended up anyway, but in two wooden coffins.
My jealousy was so strong, my need for her so great that I could not accept that our story had such a stupid conclusion, that she would simply go back to being the wife she had been before we met: the faithful companion of the rich man. finance magnate. I didn't know how to accept this and neither did she, we couldn't leave each other, we were attracted like magnets, but we couldn't even stay together, because we would have to pay with our lives. For the third time he decided to die for me, he preferred to die by my hand rather than surrender to a life without our unbridled overwhelming passion.
And I killed her, once again.
Then in my mind there were short circuits, this time too it became food for me. It wasn't hunger, it wasn't a ritual, it was the repetition of a model that I've been repeating for two thousand years, we're repeating.
Perhaps we have been repeating this for thousands of years, perhaps I have only remembered the last three times but who knows how many other times I have killed Renée and ate her.
Everything fits, everything has a logic.
Our souls reincarnate every thousand years, always in the same place, different stories inevitably lead us to always recite the same script. We always become lovers, it is inevitable, always our desire is irrepressible and, every time she sacrifices herself for me and becomes my food.
And the next time, a thousand years later again and then again.
How can I get out of this absurd repetition, this infinite curse?

... to be continued.