Una sera Luca scende a buttare la spazzatura, ma quando cerca di rientrare nella sua casa, al 20° piano di un palazzone di periferia, scopre che nel suo appartamento ci abita un'altra persona e che la sua vita, come era fino a qualche momento prima, non esiste più. Cominciano da questo momento per Luca nuove ed inaspettate avventure che si mischiano ai ricordi della sua vecchia vita.

L'albergo

Quel tizio mi stava torcendo la mano facendomi un male terribile, anche perché era la mano destra, la stessa che avevo pensato bene di farmi male la sera prima con il cassonetto. Il tipo respirava affannosamente ma non diceva nulla, forse non sapeva cosa fare di me, se ammazzarmi, staccarmi una mano o lasciarmi andare.
“Ehi, amico, che fai? Lasciami!” - fu tutto quello che riuscii a dire.
“Dom ram, che fai qui? Questa casa nostra. Tu di polizia?” - non era proprio un albergo come pensavo il palazzo fantasma.
Il mio amico, come l'avevo chiamato, non sembrava essere convinto della nostra amicizia e nemmeno l'idea di darmi ospitalità per la notte sembrava essere il suo primo istinto quando mi aveva intravisto a passeggiare intorno alla sua casa, come la chiamava.
Avevo avuto una pessima idea, quel posto non andava bene per me. Ora però era un po' tardi per cambiare idea, non ero nella condizione di salutare ed andarmene, prima dovevo convincerlo a non staccarmi la mano dal braccio e non ridurmi, col suo peso, tutti gli organi interni a un purè.
Vedendo che non reagivo il mio nuovo amico, dopo un tempo che mi parve per la verità infinito, sembrò mollare un pochino la presa, forse convintosi nel frattempo che non ero della polizia. Infatti con un tono meno allarmato mi disse: “Che vuoi allora? Perché sei dentro qua?”
Si sollevò anche quel tanto che bastava per farmi respirare meglio e permettermi di parlare.
“Senti amico” – non so perché ma mi veniva naturale chiamarlo amico - “sono senza soldi, senza casa, ho solo questa borsa, non sapevo dove andare a dormire e pensavo che qui mi avreste ospitato. Ora, se mi lasci andare, me ne vado da qualche altra parte.”
Da come allentava ancora la presa capii che non lo avevo ancora convinto a lasciarmi andare, ma cominciava a considerare l'idea che fossi un poveraccio e nient'altro.
“Qui non è albergo” - mi sono sbagliato, pensai, ma ora me lo hai fatto capire - “Noi siamo tutti di Senegal, non piacciono dom ram, gorgighen, marocchini, albanesi... qui niente droga, niente furti. Noi lavoriamo, capito?”
“Capito, capito. Io italiano. Non so dove andare a dormire. Niente furti, niente droga: mi sta bene.” - anche se secondo me siete un tantinello razzisti.
Questo lo pensai solo, senza dirglielo, non mi sembrava il momento di dare del razzista a un senegalese che mi teneva schiacciato col suo peso, con la faccia per terra, ad un solo piccolo gesto di distanza dallo staccarmi la mano o spezzarmi un braccio.
Non so quanto tempo andammo avanti, alla fine Amico si stufò, come il gatto col topolino, lasciò la presa e mi fece alzare. Come sistema di prenotazione della camera era piuttosto complesso, lungo, faticoso e anche pericoloso.
Alla fine, malgrado tutto, funzionò. Amico mi fece vedere dove il terreno si alzava di circa un metro e, in quel punto, qualcuno aveva appoggiato un lungo asse da cantiere, che usammo come passerella per salire al piano terra della costruzione.

...continua

One evening Luca goes down to take out the garbage, but when he tries to return to his house, on the 20th floor of a suburban building, he discovers that another person lives in his apartment and that his life, as it was until some moment before, it no longer exists. From this moment on, new and unexpected adventures begin for Luca, which mix with the memories of his old life.

The hotel

That guy was wringing my hand and hurting me terribly, also because it was my right hand, the same one that I had thought good about hurting myself the night before with the dumpster.
The guy was breathing heavily but he didn't say anything, maybe he didn't know what to do with me, whether to kill me, take my hand off or let me go.
“Hey, friend, what are you doing? Leave me!" - was all I could manage to say.
“Dom ram, what are you doing here? This house is ours. You from the police?" - it wasn't quite a hotel as I thought the phantom palace.
My friend, as I had called him, did not seem to be convinced of our friendship and not even the idea of ​​giving me hospitality for the night seemed to be his first instinct when he caught a glimpse of me strolling around his house, as he called it.
I had a bad idea, that place wasn't good for me. But now it was a bit late to change my mind, I was not in a position to say hello and leave, first I had to convince him not to take my hand off my arm and not reduce, with his weight, all the internal organs to a puree.
Seeing that I did not react my new friend, after a time that seemed to me to be infinite, seemed to let go a little, perhaps convinced in the meantime that I was not from the police. In fact, with a less alarmed tone he said to me: “What do you want then? Why are you here? "
He also raised himself just enough to make me breathe better and allow me to speak.
“Listen friend” - I don't know why but it came naturally to me to call him friend - “I'm without money, homeless, I only have this bag, I didn't know where to go to sleep and I thought you would host me here. Now, if you let me go, I'll go somewhere else. "
I knew from how he was still loosening his grip that I still hadn't convinced him to let me go, but he was starting to consider the idea that I was poor and nothing else.
“This is not a hotel” - I was wrong, I thought, but now you have made it clear to me - “We are all from Senegal, we don't like dom ram, gorgighen, Moroccans, Albanians ... here no drugs, no thefts. We work, understand? "
"Understood understood. I'm italian. I don't know where to go to sleep. No thefts, no drugs: it suits me. " - even if in my opinion you are a bit racist.
I only thought of this, without telling him, it didn't seem like the time to call a Senegalese a racist who was holding me crushed with his weight, with my face on the ground, just a small gesture away from taking my hand off or breaking my arm.
I don't know how long we went on, in the end Friend got bored, like the cat with the mouse, he let me go and made me get up. As a room reservation system it was quite complex, long, tiring and even dangerous.
In the end, despite everything, it worked.
Friend showed me where the ground rose about a meter and, at that point, someone had placed a long construction board, which we used as a walkway to go up to the ground floor of the building.

...continua