Una sera Luca scende a buttare la spazzatura, ma quando cerca di rientrare nella sua casa, al 20° piano di un palazzone di periferia, scopre che nel suo appartamento ci abita un'altra persona e che la sua vita, come era fino a qualche momento prima, non esiste più. Cominciano da questo momento per Luca nuove ed inaspettate avventure che si mischiano ai ricordi della sua vecchia vita.

I colleghi

Forse sono snob, perché faccio parte, a tutti gli effetti, di questo mondo di disperati automi, ma cerco come di tenermene a distanza, cerco di non fare amicizie come per dire a me stesso: “Ok, sei uguale a loro, ma solo incidentalmente, ti sei trovato qui per caso, non far vedere che somigli a tutti gli altri.”
Sì, sono decisamente e inutilmente, ingiustificatamente snob.
Perché io sono esattamente come tutti gli altri che corrono verso la metro, perché anche io corro, perché anche io leggo quei giornali gratuiti come in trance, senza in realtà capire niente di quello che ho letto, anche io arrivo al lavoro e mi siedo alla mia scrivania, davanti al mio computer, per fare cose che non mi piacciono e mi fanno solo intristire fino a sera.
Ma loro non devono saperlo, se non parlo con nessuno di loro resteranno sempre nel dubbio, chissà se è uno di noi.
Oggi però un amico, anche un conoscente mi servirebbe, almeno per trovare una brandina dove dormire, anche in un garage.
Alla Impexp è diverso, lì è inutile fingere, lì ci conosciamo per forza di cose e quindi divento un docile impiegato che cerca di tirare sera e che intrattiene sereni e squisitamente superficiali rapporti con i colleghi, la maggior parte dei quali, è vero, non vorresti mai aver conosciuto, ma con i quali devi, volente o nolente, passare all'incirca una decina di ore al giorno, tutti i giorni, tutti gli anni, tutta la vita.
La tua o la loro, bisogna vedere chi muore o si licenzia per primo.
Io sto qui da oltre dieci anni e nessuno mi muove, guadagno il giusto, faccio l'indispensabile e quindi, se non delle vere amicizie, come minimo ho molti conoscenti sul lavoro.
Se qualcosa può legarmi alla mia vecchia realtà è più facile in fondo che sia il lavoro e i suoi personaggi, così normali, così usuali, da essere per forza presenti anche in questo nuovo mondo dove mi trovo ora, catapultato non so come.
In realtà sto solo cercando di convincermi che arrivare fino là dove c'è la mia azienda abbia un qualche tipo di utilità, cosa di cui sinceramente dubito.
Anna è la collega che conosco meglio, anche perché è seduta di fianco a me e novanta volte su cento se scambio due parole con qualcuno lo faccio chiaramente con lei.
Ha quasi cinquant'anni, lavora in questa ditta da sempre ma non ha fatto molta carriera, complici sopratutto i due figli che, prima con le gravidanze e i periodi a casa e poi con i vari problemi logistici che le creano l'hanno costretta a chiedere un part-time che consiste alla fin fine nel farsi pagare solo sei ore al giorno ma lavorarne comunque quasi sempre sette o otto, rinunciando così ad essere lei, al mio posto, la designata.

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One evening Luca goes down to take out the garbage, but when he tries to return to his house, on the 20th floor of a suburban building, he discovers that another person lives in his apartment and that his life, as it was until some moment before, it no longer exists. From this moment on, new and unexpected adventures begin for Luca, which mix with the memories of his old life.

The colleagues

Maybe I'm snobbish, because I'm a part of it, in all respects, of this world of desperate automati, but I try to keep away from remotely, I try not to make friends how to tell myself: ""Ok, you are equal to them, but only Incidentally, you found yourself here by accident, don't show that you look like everyone else. ""
Yes, they are decidedly and unnecessarily, unjustly snobs.
Because I am exactly like everyone else who run towards the metro, because I too run, because I also read those free newspapers like in a trance, without actually understanding anything of what I read, I also arrive at work and I sit at the My desk, in front of my computer, to do things that I don't like and they make me find myself until evening.
But they don't have to know, if I don't talk to any of them they will always remain in doubt, who knows if it's one of us.
But today a friend, even an acquaintance would need me, at least to find a bark where to sleep, even in a garage.
At the impexp it is different, there is useless to pretend, we know each other by force of things and therefore I become a docile employed who tries to pull evening and that it entertains serene and exquisitely superficial relationships with colleagues, most of them, is true, not You would never want to have known, but with whom you have to, willyly, spend about ten hours a day, every day, every year, all life.
Your or their one, you need to see who dies or sets out first.
I've been here for over ten years and nobody moves me, I earn the right, I do the indispensable and therefore, if not real friendships, as a minimum I have many acquaintances at work.
If something can tie me to my old reality it is easier at the bottom that both work and its characters, so normal, so usual, to be necessarily present in this new world where I am now, catapulted I don't know how.
Actually I'm just trying to convince me that to get up there where my company has some kind of utility, something honestly I doubt.
Anna is the colleague I know better, also because she is sitting next to me and ninety times over one hundred if I exchange two words with someone I do it clearly with her.
It has almost fifty years, it has always been working in this company but has not been a lot of career, accomplices above all the two children who, first with pregnancies and periods at home and then with the various logistical problems that create they forced her to ask A part-time that consists of the end in being payable only six hours a day but still working almost seven or eight, thus renouncing them to be, in my place, the designated.

...continua