I May Destroy you: un gioiello inatteso con un pizzico d'Italia - part 2/2

In circa 7 ore di girato (episodi brevi di circa 30 minuti l'uno) ha detto tutto, è riuscita a condensare moltissime cose, spesso rarefatte, spesso indistinguibili, eppure fondamentali.

Pensate al rapporto di Arabella con i social network.

Raramente abbiamo provato disagio nell'assistere, attraverso il filtro dello schermo, alla "malattia" del nuovo millennio, una malattia contraddistinta da una compulsione patologica a sentirsi connessi col mondo attraverso uno smartphone, e a causa di questo, e paradossalmente, finire per allontanarsi dal pianeta terra, ad isolarsi dai rapporti umani.

Il trauma di Arabella la porta, come detto in precedenza, a farsi carico, non solo del suo dramma personale, ma anche dei Drammi del mondo. Questo la spinge a condividere qualsiasi cosa, conscia del potere mediatico che la rivelazione della violenza subita le ha conferito. Lungi dal voler essere strumento nelle mani dei social network stessi (cosa che inevitabilmente accadrà e accadrebbe a chiunque riuscisse a "sfondare" nel e grazie al mondo dei social), Arabella condivide ossessivamente ogni suo momento, ammantandolo di significati sempre più paranoici e distaccati. Nel farlo, però, apre gli occhi a noi, dall'altra parte dello schermo. Ci mostra, ci racconta, l'ipocrisia dell'informazione, la violenza delle guerre, la dannazione di noi impotenti e apatici soldatini di corporazioni e multinazionali senza volto, la promiscuità dei rapporti sempre più impersonali, il vuoto che circonda le nostre esistenze, proprio mentre cerchiamo di viverle e scriverle a modo nostro.

Ed è quel "modo nostro", quel "modo suo", quel "modo proprio" che Arabella / Coel ricerca, a volte anche inconsapevolmente ma, sempre, inesorabilmente.

Un percorso violento, traumatico, pieno di ostacoli dentro e fuori se stessa, che la porterà, dovrà portarla, deve portarla ad affermare se stessa.

E non importerà la quantità delle cose che riuscirà a raccontare ma la qualità.

E' un discorso molto universale, eppure parte da un'esperienza che più personale ed intima non si potrebbe immaginare.

Un uomo viola il tuo corpo. Tu non ricordi. I ricordi affiorano. Il trauma emerge. La tua vita cambia. La tua fiducia nel genere umano crolla. I tuoi punti di riferimento sono messi in discussione. La società prima ti assolve e ti coccolla, poi ti danneggia e ti abbandona.

E' lo sgretolamento di ogni certezza che permette all'autrice di rendere il racconto più universale e distaccato possibile, ma comunque densamente personale.

C'è anche, e inaspettatamente, molta Italia in questa serie tv, cosa che conferma il trend in crescita per quanto riguarda location seriali nel nostro paese.
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In particolare, almeno 2 episodi, sono interamente girati a Ostia, dove Arabella si reca per cercare un pò di serenità, prima della sua aggressione e dove ritorna per confrontarsi e abbracciare Biagio, ragazzo ostiense con il quale Arabella vive un rapporto turbolento ma molto vicino all'essere un vero legame amoroso.

Non è una storyline secondaria o di scarso impatto questa.

E' anzi un ottimo momento di approfondimento della personalità di Arabella, ragazza eccentrica, rumorosa, festaiola ma anche, come spesso accade, fragile e insicura.

Se Biagio ricopre un ruolo non secondario per lo sviluppo del carattere e del vissuto della protagonista, del tutto secondari sono i personaggi legati ai suoi 2 amici, e coinquilini, storici: Kwame e Terry.

Il primo, oltre ad avere un forte legame con la protagonista, è di per se un ragazzo alle prese con un momento molto complesso. E' nella fase in cui la sua sessualità è indefinita e finalmente, prima di fare coming out innanzitutto a se stesso, decide di esplorarla al fine di definirla completamente. E' una storyline non irrilevante e, come tutta la serie del resto, ben lontana dalla sensazione di "già visto".

Terry è, invece, l'amica eterna e sempre presente di Arabella. Dai party alle delusioni, dalle follie ai momenti depressivi, lei è il braccio e la spalla che Arabella usa per tirarsi su e per riprendere il controllo. Non esisterebbe un percorso cosi compiuto per Arabella, senza Terry, ragazza che rappresenta una figura essenziale per la crescita della protagonista.

Il 2020 ci sta regalando tantissimi prodotti che stanno permeando le fibre del pubblico lentamente, da Devs a Tales from the loop, passando per High Fidelity e Normal People, prodotti poco roboanti e di lenta carburazione ma che stanno pagando dividendi altissimi.

I May Destroy You si posiziona ai vertici di questa classifica (a proposito scoprire qui il suo posizionamento), offrendo un punto di vista eterogeneo e originale ad uno dei temi più affrontati da quando Harvey Weinstein fu smascherato oltre 2 anni fa.

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Trama: 7
Sviluppo Personaggi: 9
Complessità: 10
Originalità: 9
Impatto sulla serialità contemporanea: 8
Comparto tecnico: 6+
Regia: 6+
Intrattenimento: 6,5
Coinvolgimento emotivo: 9
Soundtrack: 6,5

Postato precedentemente su

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