La guerra dei Ducati. 18: Le mura di Gortash.

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Prologo

Nel precedente capitolo abbiamo condiviso lo sgomento del Duca di Delmdel a seguito dell'uccisione del neo alleato Duca di Ramarok per mano del cugino. Abbiamo scoperto, inoltre, l'astuto piano di Schoer per sgominare il Duca di Reynwald. In questo episodio vedremo più da vicino cosa succede ai piedi delle mura di Gortash. Lo scontro è imminente ma c'è da capire chi ne uscirà vincitore e soprattutto... vivo.

Le mura di Gortash erano alte e solide.

Incredibilmente alte ed incredibilmente solide!

Sebbene Fodbra avesse fatto presente questo dettaglio più volte durante il Consiglio di Guerra, quando Reynwald le vide ne rimase ugualmente impressionato. Come aveva immaginato, le scale che avevano portato dalla Città Oscura e che erano servite durante l'assalto a Salor non erano abbastanza lunghe per poter scalare quelle vette in mattoni vigilate da uomini pronti a morire pur di lasciarli passare.

Non appena il duca vide i primi stendardi nemici, udì diverse urla levarsi all'interno della città.

Il condottiero fermò la sua cavalcatura appena fuori dal bosco che fronteggiava i bastioni e ordinò ai propri soldati di preparare il campo. Da lontano gli sembrò di intravvedere Delmdel in persona sulla passerella ad ovest della città ma forse si trattava di un'illusione ottica e non ci diede troppo peso.

La giornata trascorse velocemente e senza intoppi. Il campo fu pronto in poche ore mentre i barbari osservavano con interesse le operazioni di preparazione. Per loro, infatti, una pelle di lupo stesa a terra era sufficiente per avere un giaciglio e schernivano le comodità delle tende da campo.

Dentro le mura di Gortash, un ragazzino correva come un forsennato per i vicoli cittadini.

Quando arrivò alla taverna più grande della città ne spalancò le porte ed un freddo gelido penetrò all'interno.

Lo schianto azzittì gli avventori.

Gli uomini terminarono le proprie attività e le puttane smisero di corteggiare i potenziali clienti: tutti puntarono gli occhi verso l'ingresso. Il ragazzino cercò con lo sguardo il Capo della Guardia e quando vide Schoer gli si avvicinò trafelato per poi parlare velocemente con la voce strozzata dal terrore:

"Signore, ci sono uomini di fronte alle mura della Città. E' il Duca di Reynwald!"

Un brusio scomposto ed agitato seguì quelle parole. Il gelo si propagò nel salone della taverna e gli occhi di tutti si spostarono sul poderoso comandante. Quest'ultimo cercò di ostentare sicurezza e senza indugiare disse con estrema lentezza:

"Sapete cosa fare. Correte alle armi. Che il Dio della Guerra sia con noi. Avremo bisogno di tutta la sua misericordia!"

Dopo aver proferito quelle parole uscì dalla taverna per andare ad indossare l'armatura. Il nemico era finalmente alle porte ed era giunta l'ora di fronteggiarlo.

Al termine dei preparativi del campo, il sole iniziava a calare.

Il Duca di Reynwald, nella propria tenda insieme a tutto il Consiglio di Guerra, continuava a ripassare il piano d'azione con i propri consiglieri. Ogni volta trovavano qualche sfumatura da affinare ed ogni volta apportavano qualche piccolo cambiamento all'uopo.

Reynwald sapeva che la sua era una strategia vincente ma presentava diverse incognite ed era anche consapevole che non avrebbe più avuto una seconda possibilità.

Si stava giocando il tutto per tutto.

Al calar del sole, fece accendere alcuni fuochi all'interno dell'accampamento per cucinare della selvaggina. Gli uomini bevevano birra e mangiavano. Il morale era alto ma il condottiero, quella notte subito dopo aver organizzato i turni di guardia, andò a dormire presto.

Il giorno successivo si alzò poco dopo l'alba ed indossò l'armatura dopo le quotidiane abluzioni in un catino di rame.

Quando uscì dalla tenda il suo destriero era pronto e Croll ne teneva le redini. Nysr e Atn erano già in sella e lo attendevano pazientemente. Il Duca salì a cavallo ed insieme ai suoi compagni uscì dall'accampamento conducendo i cavalli a passo d'uomo verso le mura di Gortash.

Sulle mura della città, Delmdel e Schoer scrutavano la radura antistante.

Cercavano di valutare le forze avversarie: ne stimavano il numero di guerrieri e le attrezzature belliche.

Le truppe di Reynwald insieme a quelle di Atn erano davvero notevoli ma le difese della città avrebbero sicuramente retto all'assalto. Le scale dei nemici, inoltre, sembravano troppo corte per poter arrivare alle loro passerelle e gli arieti sembravano ben costruiti ma non così efficaci contro i loro poderosi portoni.

Delmdel, inoltre, confidava nel piano di Schoer: era certo che potesse funzionare. L'idea del suo comandante di attaccare durante la notte l'esercito del cugino dopo giorni di ozio era davvero ottima. La truppe sarebbero state colte nel sonno e la fallace convinzione di una loro imminente resa le avrebbe rese poco reattive. La disfatta sarebbe stata rapida e Reynwald sarebbe stato sconfitto; forse anche ucciso una volta per tutte.

"Signore!"

Con un gesto improvviso, Schoer indicò tre uomini che si avvicinavano a cavallo. Lo stallone nero in testa scalpitava trattenuto a freno dal conducente e Delmdel lo riconobbe immediatamente.

Suo cugino si stava avvicinando alle mura per parlamentare.

Decise di farlo attendere in segno di ostentato potere e così fece.

Invitò Schoer a prepararsi per uscire ma ci mise più di due ore per far strigliare i cavalli e per indossare l'armatura. Quando furono pronti, i due montarono a cavallo, fecero socchiudere i portoni ed uscirono dalla città.

Di fronte a loro i tre cavalieri attendevano pazientemente ed in silenzio. Quando furono di fronte, Delmdel fu il primo a parlare:

"Buongiorno cugino. Sei venuto per un thè o preferisci un calice di vino?"

Il sarcasmo di Delmdel non fece scomporre Reynwald che lo fissava dritto negli occhi. Il suo sguardo scavava l'animo di Delmdel che, tuttavia, conosceva questa prerogativa dell'interlocutore e non ne rimase intimorito. Quando Reynwald replicò fu secco e deciso:

"Delmdel, sono qui per Gortash, non per te. Apri i portoni, deponi le armi e ti giuro che la tua gente verrà risparmiata. A te darò la possibilità di una scelta onorevole: l'esilio o la morte."

Delmdel scoppiò in una fragorosa risata. Non si aspettava tanta tracotanza e dopo qualche secondo, quando finì di ridere rispose seriamente all'affronto:

"Caro cugino. Non comprendo come tu possa pensare di espugnare la Città Eterna. I tuoi avi ci provano da secoli senza successo e non sarà certo la sconfitta di quell'inetto di Ramarok che potrà convincermi ad arrendermi senza opporre resistenza. Ti consiglio di tornare a Città Oscura o qui troverai solo la tua morte."

Reynwald era consapevole che quella poteva essere l'unica risposta plausibile che potesse aspettarsi.

Tuttavia incalzò il cugino con sapiente dialettica:

"Gortash è solida ma per quanto tempo potrai resistere al nostro assedio? I barbari di Atn perlustrano i boschi intorno alle tue mura e nessun approvvigionamento potrà entrare in città. Quanto tempo pensi che la tua gente sia pronta a soffrire la fame? Una luna? Dieci lune? Cento lune? Io non ho fretta ma cosa mi dirai quando avrete finito le scorte e dovrete iniziare ad uccidere anche i cani ed i topi per placare il desiderio di cibarvi?"

Reynwald notò che il volto del suo avversario si scuriva progressivamente e decise di affondare il colpo:

"Dopo i cani potresti iniziare a sacrificare qualche bambino ma a quel punto il tuo Popolo ti si rivolterà contro. Sei sicuro di poter gestire tutto questo? Ti do quattro giorni per pensarci. Fra quattro giorni sarò di nuovo qui ed accetterò la tua resa. In caso contrario preparati ad una fine davvero poco onorevole."

Il condottiero non attese la risposta e girò il destriero seguito da Atn e Nysr. Con esasperata lentezza si incamminò verso l'accampamento ma dietro di lui uno sbigottito Delmdel, dopo qualche passo, gli urlò:

"Reynwald! Perchè ti rivolti contro il tuo stesso sangue?"

Reynwald fermò la cavalcatura, si girò a guardare il cugino con disprezzo.

In una frazione di secondo decise che la domanda non meritava risposta.

Sputò a terra e si girò nuovamente verso l'accampamento.

Era troppo tardi per pensare all'eventualità di tornare indietro e certamente il Duca di Reynwald non apparteneva a quel genere di uomo che arrivato alla meta potesse prendere in considerazione di farlo.

Epilogo

Ormai ci avviciniamo alle battute finali. Si prepara un lungo assedio o... una grande guerra? Nei prossimi tre capitoli vedremo quale sarà il destino di ciascuno dei due cugini.

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Indice

Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:



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