La guerra dei Ducati. 20: L'attesa e il primo assalto.

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Prologo

Nel precedente capitolo abbiamo visto una piccola grande astuzia messa in atto dal Duca di Reynwald. Forse ne capiremo la portata in questo episodio o nel prossimo. Quel che vi posso dire è che oggi assisteremo ad un vero e proprio scontro tra eserciti. Tenetevi forte!

Era una giornata fredda.

Grossi nuvoloni carichi di pioggia minacciavano di riversare un carico d'acqua imponente con tutta la furia che la Natura può manifestare in un temporale.

Le guardie di Gortash osservavano minacciosamente la fanteria di Reynwald sotto le proprie mura a distanza di sicurezza dalle frecce.

Gli arcieri e i balestrieri si trovavano subito dietro la prima linea di fanteria che trasportava anche le scale per l'assalto e gli arieti per lo sfondamento dei portoni.

La terza linea era composta dalla cavalleria pesante i cui stalloni nitrivano e scalpitavano con impazienza.

Tra le guardie sulle mura c'erano anche Schoer e Delmdel: insieme osservavano l'immobilità dei loro nemici. Erano in piedi e l'unico movimento percepito da lontano era quello degli stendardi che fremevano al vento. La mattinata, tuttavia, trascorse senza che successe nulla.

Solo immobilità.

Anche il pomeriggio trascorse senza che nulla succedesse finché sopraggiunse la sera. Le truppe di Reynwald, semplicemente, rimasero tutto il tempo ferme. Con l'arrivo del crepuscolo girarono i tacchi e tornarono al proprio campo.

Schoer e Delmdel erano stupefatti e disorientati.

Che cosa stava facendo Reynwald? Perché non attaccava? Che stesse attendendo altri alleati a loro sconosciuti? Delmdel continuava a porre queste domande al comandante che, altrettanto disorientato, non sapeva cosa rispondere.

Il giorno successivo la scena si ripetè uguale.

Truppe schierate ed in posizione d'attacco, stendardi mossi dal vento, nuvole minacciosamente cariche di pioggia sopra le proprie teste. Al tramonto ci fu nuovamente il rientro all'accampamento. Le persone all'interno della città, sballottate da tanta tensione erano terrorizzate.

Non riuscivano a capire cosa stesse accadendo e l'ignoto, si sa, è peggio della guerra.

La stessa scena si ripeté anche il terzo giorno ed a quel punto Delmdel era al limite dell'isteria. Nella notte, tuttavia, si scatenò un violento temporale e all'alba del quarto giorno una pioggia battente rimbalzava sulle armature delle centinaia di soldati che si trovavano schierati dentro e fuori le mura della città.

Questa volta, però, l'esercito di Reynwald avanzò.

Schoer finalmente comprese e si girò verso il proprio Signore per spiegare l'operato del condottiero:

"Signore, Reynwald ha atteso la pioggia! In questo modo avremmo difficoltà a scoccare frecce infuocate, l'olio bollente avrà meno efficacia e la pavimentazione sulle mura sarà più sdrucciolevole per noi! Ci sono tre cose però che non mi tornano..."

Delmdel lo incalzò nervosamente ordinandogli di andare avanti:

"La prima cosa è la lunghezza delle loro scale: sono troppo corte e non arriveranno mai in cima alle nostre mura. La seconda cosa è la presenza di così tanti scudi. Vedi che ogni soldato ne è munito? Persino i barbari. Non è nello stile dell'esercito di Reynwald e tanto meno dell'esercito di Atn!! Entrambi si sono sempre vantati di non farne uso! La terza cosa che non comprendo è perché la fanteria si disponga su due lati rispetto al portone e davanti al portone si posizionino solo gli arieti!! Reynwald sa che se dovessero riuscire a sfondare il primo portone, ci sarebbe un secondo portone ad aspettarli. Che senso ha tutto questo?"

Delmdel iniziava ad avere paura.

La sicurezza ostentata fino a pochi giorni prima si stava progressivamente sciogliendo come neve al sole.

Sebbene fosse convinto della superiorità tattica della Città Eterna, questa strategia completamente inaspettata lo terrorizzava. Tutto ciò che Schoer disse era reale: c'era troppe cose che sfuggivano loro ma non riusciva a comprendere il quadro generale. Mentre rifletteva sulle motivazioni di questa strategia, una guardia attirò la sua attenzione:

"Signore, ci sono truppe nemiche dalla parte opposta della città, sul lato nord"

Schoer sgranò gli occhi.

"Che senso ha disperdere le forze lontano dai cancelli?"

In Delmdel il panico prese definitivamente il sopravvento:

"Cosa sta facendo questo bastardo? Tenta l'assalto su più fronti disperdendo le truppe, usa scale troppo corte senza possibilità di successo e osserva tutta la scena da lontano?"

Reynwald, infatti si teneva a distanza di sicurezza dalle frecce. Era semplicemente fermo, avvolto nel suo mantello nero d'orso e sul suo stallone scuro come la notte.

Dietro di lui 200 cavalieri tenevano a bada gli stalloni il cui sangue, nel clamore della battaglia, ribolliva nelle loro vene facendoli muovere nervosamente. Nonostante questo, tuttavia, nessuno di loro oltrepassava la linea immaginaria della gittata delle frecce.

Gli uomini di Reynwald arrivarono sotto le mura nemiche coperti da lontano dai propri arcieri e tenendo gli scudi sopra la testa. Posizionarono le scale sulle mura che erano palesemente troppo corte per poter arrivare fino in cima. Mediamente mancavano almeno 15 braccia tra l'ultimo piolo delle scale e le mura. Anche gli arieti arrivarono davanti al portone e iniziarono a saggiarne la consistenza con poderose bordate che però non sembravano sortire alcun effetto.

Il primo assalto, se così poteva essere chiamato, durò meno di tre ore. Reynwald suonò la ritirata e le sue truppe tornarono indietro. Lasciarono le scale appoggiate alle mura e gli arieti a terra davanti ai portoni.

Coprendosi con gli scudi tornarono al campo sotto la pioggia e calpestando il fango.

A quel punto Delmdel iniziò a calmarsi un poco sebbene continuava ad essere agitatissimo:

"Cosa sta facendo??? Qualcuno mi spieghi che razza di strategia è questa? Ha intenzione di far morire dal ridere le nostre mura facendogli il solletico? Schoer! Dammi una risposta!"

Delmdel non capiva e non riusciva a darsi una spiegazione. Non c'era logica nelle azioni del suo avversario. Schoer, pur essendo anch'egli disorientato, cercò di minimizzare guardando di sottecchi il Duca:

"Probabilmente sta solo cercando di innervosirci e ci sta riuscendo bene... Non comprendo perché abbia mandato alcuni uomini a morire per piazzare delle inutili scale e per lasciare a terra degli inutili arieti ma se vuol continuare in questo modo... si accomodi pure... decimeremo il suo esercito senza colpo ferire e senza alcuna perdita da parte nostra!"

Delmdel cercò di aggrapparsi a questa speranza. Non correvano pericoli dentro le mura e la strategia del suo nemico sembrava completamente inefficace.

Un dubbio atroce però continuava a ronzargli in testa e non riusciva a scacciarlo. Quella notte Delmdel non riuscì a prendere sonno. Sentiva la pioggia battere di stravento sui vetri della sua stanza da letto e quel rumore lo infastidiva terribilmente.

Il mattino dopo, la pioggia scendeva ancora copiosamente ed il Duca di Reynwald sacrificò nuovamente alcuni uomini per piazzare altre scale troppo corte rispetto alle mura di Gortash. Questa, tuttavia, fu la volta del lato est e del lato ovest. Anche in questo caso le truppe si avvicinarono coprendosi con gli scudi e appoggiando le inutili scale alle mura. Anche in questo caso Delmdel perse le staffe chiedendo invano spiegazioni all'attonito Schoer.

Adesso la città aveva scale su tutti e quattro i lati ma nessuna di esse avrebbe permesso ai loro nemici di arrivare in cima per combattere.

Il giorno dopo, sotto una pioggia che sembrava non voler smettere di cadere, il Duca di Reynwald aveva nuovamente schierato le sue truppe di fronte alle mura a distanza di sicurezza delle frecce avversarie.

Inspiegabile!

Schoer chiese di poter attaccare nella notte le truppe di Reynwald ma Delmdel era troppo terrorizzato da quanto stava accadendo e negò il permesso al suo capitano.

All'alba del giorno successivo però Schoer e Delmdel furono svegliati di soprassalto da due paggi che invocavano la loro presenza sulle mura.

Anche questa volta lo scenario era davvero indecifrabile.

La fanteria di Reynwald era disposta in parti uguali nel lato nord, est ed ovest. Dietro di loro gli arcieri avevano frecce incoccate pronte per essere lanciate all'interno della città. Sul lato sud vi era la cavalleria pesante capitanata da Reynwald in testa. Dietro di loro i barbari in assetto da battaglia e ai lati altri arcieri a copertura.

Quando i corni suonarono e le truppe nemiche iniziarono l'avanzata sui tre lati, Schoer eruppe in una fragorosa risata:

"Moriranno come formiche!"

E subito dopo urlò a pieni polmoni:

"Soldati disponetevi a est, nord ed ovest. Qui sul lato sud rimarrò io ed altri pochi soldati a presidiare il portone. Avvertitemi di qualsiasi sviluppo! Muovetevi!"

Le truppe si mobilitarono sui bastioni e sulle passerelle indicate dal Capitano della Guardia cittadina.

C'era, però, qualcosa di strano...

Lo stesso Delmdel era salito sulla passerella del lato sud proprio sopra il portone centrale per condividere con il suo compagno d'arme l'imminente vittoria.

Sarebbe stato un massacro per le truppe di suo cugino a costo zero per lui.

Probabilmente dopo quel giorno avrebbe potuto conquistare il regno del cugino e magari avrebbe potuto gustare la soddisfazione di renderlo suo schiavo personale.

C'era, però, qualcosa di strano...

Schoer era troppo sicuro di se e dell'inefficacia di quel Reynwald che tanti decantavano come grande condottiero. Evidentemente come stratega doveva essere una vera nullità oppure aveva completamente perso il senno e a quel pensiero sorrise nuovamente. Le urla dei nemici trafitti dalle frecce si univano ai canti di battaglia che le truppe di Reynwald intonavano al Dio della Guerra.

C'era, però, qualcosa di strano...

Il rumore emesso dalle urla e dai canti era davvero forte e portava sgomento nelle persone all'interno della città. Dopo circa un'ora Schoer percepì appena un flebile ALLARME! provenire da terra proprio sotto a dove si trovava lui... Stava ancora pensando se dar peso a quel grido che si era subito confuso tra i rumori della battaglia e che non aveva avuto seguito. Nel momento in cui stava per girarsi a controllare, con la coda dell'occhio vide qualcosa che non si sarebbe mai e poi mai aspettato: il Duca di Reynwald era partito al galoppo insieme ai duecento cavalieri verso le mura della città e dietro di loro decine e decine di barbari lo seguivano in una corsa scomposta e forsennata.

Schoer degluitì e con voce rauca, prima di iniziare a correre verso i piedi delle mura per controllare cosa stava accadendo, riuscì solo a dire:

"Grandi Dei, cosa fa questo stolto?"

C'era davvero qualcosa di strano...

Epilogo

Siamo decisamente alle battute finali di questo racconto. Ormai ogni carta è stata posta sul tavolo e non ci rimane che vedere cosa succederà nel prossimo ed ultimo capitolo di questa storia.

NB: la copertina ed eventuali altre immagini presenti nel presente post o in quelli della medesima saga sono state realizzate con il Servizio Canva avvalendosi delle immagini gratuite in esso disponibili ad uso gratuito.

Indice

Se ti fossi perso uno dei precedenti capitoli:



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3 comments
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È un bel racconto, a volte lo vedo trasferito sotto forma di serie TV che vanno tanto di moda oggi, specialmente di ambientazione storica! Ho risposto qui alla domanda del tuo commento precedente! Aspettiamo la fine allora!

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(Edited)

Grazie mille!! Venerdì ultimo appuntamento. È bello che ad alcune persone piaccia

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